Il Film

A dieci anni dalla sua nascita, nonché a quaranta dalla prima diagnosi di HIV/AIDS, l’associazione PLUS Persone LGBT+ Sieropositive di Bologna racconta la sua storia, che si intreccia con quella del movimento LGBT italiano, ripercorrendo le vicende del sieroattivismo in Italia

Il progetto

Il 5 giugno del 1981, nel Centre for Disease Control di Atlanta, Stati Uniti, veniva riconosciuta per la prima volta una malattia che in seguito sarebbe stata chiamata sindrome da immunodeficienza acquisita, o AIDS. Oggi, 40 anni dopo, nel mondo si contano ancora 38 milioni circa di persone che vivono con HIV. In Italia, le persone che hanno scoperto di essere HIV positive nell’ultimo anno sono maschi nell’80% dei casi; per la prima volta, la quota di nuove diagnosi attribuibili a MSM è pari a quella ascrivibile a rapporti eterosessuali. La quota di diagnosi tardive continua ad aumentare, e possono gravemente compromettere la buona riuscita della terapia. Nel 2011 nasce PLUS, Persone LGBT Sieropositive Onlus, la prima organizzazione italiana e network di persone LGBT+ sieropositive.

Tutti gli aspetti sociali di HIV, dallo stigma alla paura, dalla solitudine alla consapevolezza, troppo spesso sono lasciati alla gestione solitaria della singola persona con HIV, vengono trattati dall’associazione con la consapevolezza del peso che hanno sulla vita delle persone, arrivando ad incidere anche sulla gestione clinica dell’infezione. La lotta che PLUS porta avanti, consapevole che HIV si potrà sconfiggere, forse, solamente combattendo in maniera congiunta su un piano scientifico e sociale, va infatti ben oltre il piano sanitario o, per giunta, solamente quello ospedaliero. HIV non si sconfigge solo con i farmaci, tantomeno lo si sconfiggerà con un vaccino così come non si sono sconfitte epatite A e B. Ma ad oggi il piano sociale ha spazi decisamente meno importanti, e HIV non decresce come ci aspetterebbe stanti successi della ricerca.

Il film

I’m Still Here, una produzione SMK Factory, regia di Cecilia Fasciani,  è un docufilm che racconta la storia dell’associazione PLUS Persone LGBT+ Sieropositive nell’anno del suo decennale, nonché nella ricorrenza dei 40 anni dai primi report su quella che poi sarebbe stata chiamata HIV/AIDSOggi più che mai, nel mezzo di una nuova pandemia globale, l’arte e il cinema assumono un ruolo cruciale per sviluppare una memoria storica come ingranaggio collettivo, che diventi patrimonio comune e aiuti la società ad interrogarsi su se stessa. 

La trama si struttura attorno alle storie dei protagonisti e fondatori dell’associazione, intrecciate con fonti d’archivio e memoria storica della città. La storia del sieroattivismo in Italia, dalle sue origini fino ad oggi, viene ripercorsa tanto da un punto di vista storico quanto sociale e politico, evidenziando i cambiamenti in termini di advocacy avvenuti nel corso dei decenni, nonché l’attività che l’associazione porta avanti quotidianamente sul territorio. 

La città di Bologna diviene allo stesso tempo cornice e co-protagonista della narrazione, spazio urbano in cui le vicende passate e contemporanee si intrecciano nelle immagini del film. Sin dagli anni Ottanta Bologna è stata infatti fulcro e centro culturale del movimento gay italiano, e ancora oggi assume un ruolo di rilievo nelle dinamiche politiche nazionali. Dalla nascita del Circolo XXVIII Giugno fino alla presa del Cassero in Porta Saragozza nel 1982, e la fondazione di Arcigay nel 1985. Oggi è una città molto diversa, con dinamiche complesse e le cui contraddizioni emergeranno nel corso della narrazione.

La visibilità

Il tema di HIV è oggi molto invisibilizzato, e i bisogni delle persone con HIV non considerati all’interno del discorso pubblico. Riuscire a rimettere al centro i corpi e le storie delle persone che vivono con HIV è quindi soprattutto oggi fondamentale, così come porre la questione della visibilità degli stessi all’interno dello spazio pubblico, affinché non vengano relegati solamente ai convegni istituzionali e scientifici. Un ruolo cruciale assume l’arte e il discorso collettivo che si produce attorno ad essa, come dimostrato dall’importanza che PLUS dà a questo tema e l’esempio di Paolo Gorgoni/Paula Lovely, che con i suoi spettacoli di performance art eseguiti in spazi pubblici è riuscita a funzionare come cassa di risonanza per i bisogni delle persone con HIV al livello internazionale. Momenti che da individuali sono diventati collettivi, come in occasione di #HIVisibile2gether.  

La distribuzione

La lunga vicenda di HIV è una storia che riguarda tutte e tutti. Dopo la fine della fase drammatica degli anni ‘80 e ‘90 del secolo scorso, non si è riusciti come società a ragionare, interrogarsi  e rielaborare collettivamente i grandi cambiamenti e gli sviluppi della storia della pandemia, e del suo impatto che ha avuto sulla vita delle persone da un punto di vista sociale e politico. Per questo crediamo che anche il cinema, e in particolare il cinema documentario, possa avere un ruolo di cambiamento all’interno di questo processo. E può farlo anche attraverso il mettere in discussione un sistema produttivo e distributivo che che marginalizza le produzioni indipendenti, seguendo esclusivamente logiche di profitto in cui elementi come qualità, controinformazione, valore sociale e denuncia rimangono schiacciati. Non solo immaginandosi nuove forme di produzione/distribuzione, ma anche nuove forme di di sostegno economico, di comunità, per dare a questa storia le possibilità distributive che pensiamo possa raggiungere. 

Come puoi aiutarci tu

Due sono i modi che ci possono aiutare a distribuire il film al livello nazionale e internazionale:

1 – aiutaci nella diffusione del film

2 – organizza nel tuo territorio una proiezione del film tramite l’apposita pagina “Organizza una proiezione”